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Febbraio 19, 2019

Categoria: Catania

Mappa di Catania

lunedì, 13 Novembre 2017 da valentina riolo

Le date sono certe, il biglietto per la Sicilia è già nella tua casella di posta elettronica, hai già una mappa di Catania e sai già cosa visiterai nei dintorni ma non hai ancora deciso dove passerai le tue notti catanesi. Quali quartieri di Catania scegliere?

Un albergo? Un bed and breakfast? Una casa?

E se prendo una casa, dove? Quali quartieri? Quanto lo voglio “local” il mio soggiorno a Catania?

Mettiamoci d’accordo sulle connotazioni che diamo alla parola “locale”: Intendiamo “dove la gente del posto va a bere e mangiare?” o “dove la gente vive come si vive a Catania”? Nel primo caso, è facile trovare quel che cerchi. Nel secondo, anche. Ovunque, infatti, la gente vive come si vive a Catania. Come altrove, la differenza la fanno lo stile di vita e l’ambiente sociale, per il resto, con tutte le differenze del caso, non essendo Catania città turistica, è abitata da catanesi dappertutto, anche se un po’ dappertutto, in quasi tutti i quartieri di Catania ormai, vivono persone di altre nazionalità, residenti, semiresidenti, studenti e lavoratori di passaggio.

Una piccola Chinatown esiste, ma più a causa della concentrazione di attività nei pressi del mercato, dove molti cinesi lavorano e hanno bottega, e della propensione di questi – in armonia con la cultura local – a fare “casa e putìa” (: bottega. “Avere casa e bottega adiacenti, vivere e lavorare nello stesso luogo.” NdT) 

Quartieri di Catania. Il mercato storico e Piazza Carlo Alberto

A fera o’ Luni

La comunità cinese è ben radicata nell’economia locale del commercio, all’ingrosso e al dettaglio, e abita con densità maggiore le aree circostanti il mercato cittadino.

La piazza del mercato storico di Catania, a’ Fera o Luni – detta così perché un tempo si svolgeva solo il Lunedì – la domenica, quando il mercato è chiuso, e la sera, è molto apprezzata dai locali d’oriente, che tengono non di rado lì all’aperto lezioni e pratiche di Tai Chi, mentre i bambini scorazzano sui tricicli. Sembrano molto meno preoccupati dei locali del luogo dell’odore non proprio gradevole che emana la piazza, nonostante i lavaggi quotidiani degli operatori comunali.

Ci passano tutti, dal mercato, aperto ogni giorno dalle 7 alle 14 e gremito di gente sempre.

La sera stanno aperti un paio di chioschi frequentati per lo più dalle comunità indo-orientali e da qualche residente nel quartiere che chiacchierano e bevono una birra al fresco.

Quartieri di Catania. Dove cenare.

vico santa Filomena

Appena dietro la piazza, si dipana invece una piccola arteria della vita sociale catanese: via Gemmellaro incrocia via Pacini e prosegue diventando vico Santa Filomena, il salotto dei catanesi che amano i ristoranti per la loro funzione sociale.

Gastrobirrerie, ristoranti di pesce, hamburgerie a km zero, eccellenti pizzerie, pub e il caffè Città Vecchia, impiantato sull’antico bar storico di via Pacini: nella zona retrostante il mercato, fino a pochi anni fa sede soprattutto di depositi e magazzini degli ambulanti di Piazza Carlo Alberto, in via Gemmellaro, è in corso uno di quei fenomeni tipici di gentrificazione, anche se in realtà, i cinesi avevano già gentrificato i locali e di genuinamente popolare non c’era più nulla da un pezzo, in quelle zone lì.

Le recenti ristrutturazioni, l’istituzione di aree pedonali a opera del Comune incentivano positivamente la rivalutazione della zona e la ricostruzione degli spazi comuni, messi a disposizione di nuovo dei cittadini.

Piazza Carlo Alberto è un luogo magnifico, e te ne accorgi soprattutto la domenica mattina, quando è semivuota, e t’incanta per l’ampiezza, la luce, l’aria che dominano questo grande ovale, un tempo e in parte ancora elegante raccordo tra la nobile via Etnea e l’operoso e un tempo popoloso quartiere di San Berillo.

Oggi a Catania la chiamiamo La Vecchia San Berillo, un tempo quartiere fitto di vicoli e case basse, poi espropriato e raso al suolo per questioni di sanità e igiene pubbliche, dicevano, e destinato a essere oggetto di ricostruzione, seguendo un piano regolatore mai pervenuto, a oggi. Vecchia per distinguerla dalla cosiddetta Nuova San Berillo, dove interi casermoni residenziali sorgevano negli anni Sessanta dall’oggi al domani, e dove i residenti del quartiere del centro storico di Catania, espropriati, furono all’epoca dirottati a vivere.

In origine, un dedalo di stradine che congiungevano l’elegante via Umberto alla zona del barocco, amalgamando e integrando entro il tessuto e la socialità urbani San Berillo, che nel tempo aveva cominciato a maturare la propria vocazione manifatturiera e artigiana, e trovava nel Mercato e nei residenti dei ceti più abbienti delle aree limitrofe, naturale bacino di domanda. Oggi, San Berillo esiste nelle poche stradine rimaste intorno a un vialone largo e vacuo, Corso Martiri della Libertà, poi Corso Sicilia, che raccorda come uno stradone socialista nel barocco di Praga le due parti del Cuore pulsante del centro storico di Catania.

Le zone vecchie di San Berillo rimaste in piedi sono invece state per anni – e sono in parte tuttora – quartiere a luci rosse di Catania, con molte case chiuse improvvisate nei bassi fatiscenti degli antichi vicoli. La città si era sempre mostrata abbastanza tollerante anche per la relativa tranquillità con cui le lavoratrici e i lavoratori del sesso avevano sempre operato. Dopo un’ondata di desiderio di pubblico decoro e qualche retata che non ha arginato il fenomeno né creato forme di tutela per chi vi rimane coinvolto, è nata invece nella zona l’Associazione Trame di Quartiere, spesasi generosamente e a lungo nel ricucire il tessuto sociale della zona, spronando i residenti e i lavoratori a fare rete e rendersi attiva parte del processo di riqualificazione del quartiere attraverso la costruzione di arredi urbani, incontri, mostre, cene popolari che negli ultimi anni stanno finalmente cominciando a restituire a San Berillo l’attenzione di una città che ne aveva messo da parte il destino.

 Mettendone da parte anche noi il destino per il momento, mentre raccontandovene divagavo, eccoci arrivati in Piazza Stesicoro: lo snodo, l’incrocio, la Piccadilly catanese. Impossibile scendere in centro senza passare da piazza Stesicoro. Lo scrigno che conserva sottoterra i resti dell’impero, le vestigia della Catania romana, fatta di terme e anfiteatri, cripte e cunicoli. 

Quartieri di Catania. Via Etnea e Piazza Stesicoro. Centro storico di Catania

piazza Stesicoro

Se la scelta dell’alloggio cade sull’albergo, è probabile che soggiornerai in questa zona, o un po’ più a sud, nella parte “nobile” del centro storico, quella rimessa a nuovo ma non del tutto, intorno a via Etnea. Sontuosi edifici barocchi celano cortili, terrazze e volte di enormi dimore, dove gli alberghi cinque stelle e le vetrine dei negozi si alternano alle chiese. Indubbiamente c’è Catania lì, senza trucco, senza inganno, senza troppo sfarzo e con punte agrodolci di decadenza. Il mercato sta a fianco alle boutique e la signora catanese frequenta entrambi senza alzare il sopracciglio.

Se invece sei di quelli che contribuiscono ad alimentare il trend airbnb, case vacanze, stay local e stai a cucina’ pure in viaggio, be’, la scelta si fa sterminata, e la possibilità di esperire il luogo come uno del posto si fanno potenzialmente sconfinate, quasi nessun quartiere è troppo distante dal centro e con la metropolitana ormai abbastanza estesa si arriva in meno di mezz’ora nel cuore barocco di Catania.

Se “ghetti” esistono, a Catania, sono soprattutto i catanesi a ritrovarvisi ad abitare, ma difficilmente chi vive in un quartiere vive il suo tempo interamente lì, e in città “scendono” tutti abbastanza spesso, come si nota dalle code in uscita dalle tangenziali che raccordano le periferie.

Ciononostante. Ci sono obiettivamente quartieri di Catania – o quattèri – più quartieri di altri, più catanisazzi di tutti. Quelli dove si concentra non il folklore ma le abitudini peggiori e al tempo stesso le espressioni migliori della Magna Anima del catanese. Dove capita che la vicina ti regali un pezzo di parmigiana appena fatta ma se le posteggi davanti casa, dove lei a luglio, la sera deve mettere la sedia , sul marciapiede, dove “ciuscia e s’arrifrisca”, può incazzarsi al punto, se particolarmente verace, da autografarti la ruota della macchina.

Uno di questi quartieri popolari circonda Piazza Federico di Svevia, una delle piazze più belle di Catania, frequentata, abbastanza vivace e sicura per farci una passeggiata di giorno e cenare o prendere una bibita al chiosco la sera, ammirando il Castello Ursino, edificato da Federico II e sopravvissuto interamente a colate laviche e terremoti.

Quartieri di Catania. San Cristoforo e il Castello Ursino.

Castello Ursino

Non è particolarmente pericoloso alloggiare vicino al Castello Ursino, a San Cristoforo o in via (del) Plebiscito. Se, come in altre città, qualcuno vuol derubarti, lo farà anche nelle zone “bene”.

La zona è peraltro ricchissima di bed and breakfast e appartamenti vacanze, di case di studenti e di giovani famiglie figlie della borghesia, e ormai in quasi tutte le aree del centro storico catanese o immediatamente prospicienti, si vedono turisti e forestieri girare, uscir di casa in ciabatte a comprare il pane o le granite in strada proprio come farebbe un catanese. Mediamente, Catania non è una città ostile a chi viene da fuori, anzi.

Diciamo che a grandi linee, il tipo di struttura ricettiva che sceglierai per la tua vacanza determinerà la tua esperienza della città.

Se è vero che in certi quartieri in apparenza aumenta la possibilità di subire furti, è anche vero che nelle stesse zone salgono alle stelle le possibilità di fare l’esperienza più vera di Catania, compreso l’essere travolto dall’ospitalità, dalla prodigalità dei catanesi, del fare a gara a chi si rende più utile e simpatico con chi non è del posto.

Non è una leggenda il senso di accoglienza dei siciliani e dei catanesi, come non è una leggenda che avvengano scippi o furti o rapine. Ma non per questo Catania è davvero meno sicura di altre città del mondo.

quartieri di Catania
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Cibo da passeggio

giovedì, 08 Giugno 2017 da valentina riolo

Ai catanesi andare a passeggio piace, e basta fermarsi qualche ora a Catania per accorgersene, nonostante l’uso smodato e la media notevolmente alta di automobili per abitante e l’apparente riluttanza a parcheggiare troppo lontano dalla meta.

Ai catanesi, dicevamo, piace godersi la città a piedi, e siccome un’altra grande passione qui è il cibo, non vi è isolato o incrocio che non veda campeggiare l’insegna di un bar, di una tavola calda, di una gastronomia.

Eccoci dunque a una grande hit, tra gli argomenti cari a chi viaggia. Se siete di quelli che un viaggio non è viaggio se non si torna a casa con due chili di delizie locali srotolate lungo il corpo, Catania, statene certi, vi darà lussuriosa soddisfazione.

Cominciate da un classico, e provate la tavola calda.

Andate da Savia, fatevi mettere in carta qualche pezzo, poi attraversate la strada, varcate il cancello del Giardino Bellini, trovate una panchina e pranzate insieme a tanti catanesi nella loro amata Villa.

Se l’arancino regna sovrano, è anche vero che si circonda di una corte niente male.

Una cosa che non troverete da nessun’altra parte nel mondo è la cipollina. Un fagottino di sfoglia salata, ripieno di cipolla stufata, pomodoro, mozzarella e, in certi casi, prosciutto cotto. La preferiamo senza, in versione originale e vegetariana di default.

A proposito di vegetariani lo strutto è ovunque, annidato nella tavola calda e nei pezzi da colazione. Siete avvisati, ma se il vostro cuore non duole quando l’occhio non vede, chiudetelo, aprite la bocca e addentate uno di quei pezzi bollenti.

Un consiglio che vale per tutti è quello di chiedere sempre se i pezzi sono appena sfornati, e se la risposta è positiva, aspettate un paio di minuti prima di mordere, pena un’ustione.

Volete osare e provare un cibo da strada catanese che più catanese non si può?

Non strabuzzate gli occhi e valutate le polpette di cavallo, irrorate di salmoriglio, ovvero olio, aceto, origano e sale, magari schiacciate dentro a un panino, rigorosamente di semola.

Menzione d’onore per la preparazione va al Dusmet, sull’omonima via, dove Riccardo vanta un’area cucina e griglia attrezzata a norma, a vista e non su strada come capita in altri casi, per la felicità dei residenti e del decoro urbano.

Lo trovate a pochi passi dal nostro deposito bagagli, in pieno centro storico e di fronte al porto, è spartano, frequentato da gente del posto, molto tipico e per nulla turistico: perfetto per un pranzo veloce durante la vostra visita a Catania.

Altrimenti, consultate questa valida lista.

Meno tradizionale nella forma ma localissimo nella materia prima, è una versione sicula del fish and chips. Provate una frittura mista, di paranza o calamari e seppioline, o gli arancinetti al nero di seppia da Scirocco Sicilian Fish Lab, proprio dietro la pescheria. Vi serviranno un cartoccio, un bicchiere di vino o una gassosa e potrete gustarli al banco o dietro l’angolo, sulle scale intorno all’Elefante, in piazza Duomo.

Il primo vassoio di street food catanese è pieno, avete da mangiare per almeno per tre giorni e vi preghiamo di non consumare tutto in una volta. Datevi almeno mezza giornata di tempo per smaltire una cosa e passare all’altra. Se non resistete, sappiate che dopo la scorpacciata full-immersion non vi resterà che accasciarvi a letto, su una panchina o in spiaggia – non in acqua, per l’amor del cielo – per qualche ora e trastullarvi nell’ozio digestivo, attività del resto genuinamente catanese.

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Metti una città al centro del Mediterraneo…

venerdì, 05 Maggio 2017 da valentina riolo

Un porto di mare.

Un luogo comune singolare.

Una città che gioca a vestirsi – e con un certo effetto, anche – da Europa più moderna senza smettere i panni del grande paese adagiato sul mare, atavicamente immobile nella sua anima, come solo in certi luoghi sospesi tra occidente e oriente avviene.

Terra d’accoglienza che rimane tale e che tale quasi sempre appare agli occhi di chi vi approda, nonostante i tanti nonostante che non la portano in cima alla classifica di città più vivibile d’Italia, anzi. Eppure raramente capita di vedere uno straniero andar via senza dire: “Si sta proprio bene, a Catania”, a metà tra il sospiro della confessione di un rimpianto e il sorriso beato di chi è satollo di sole, mare, cibo e gente che passeggia a tutte le ore.

Procura stordimento, credo, all’inizio. Arrivi e vedi gente, auto, moto, voci e rumori andare in ogni direzione, poi ti capita di finire da qualche parte di fronte al mare, che sbuca dove meno te lo aspetti. Non sempre ti accorgi di vivere in riva al mare, a Catania. Per questo i catanesi lo amano così tanto e si vede sempre Catania, e la spiaggia nera di San Giovanni Li Cuti, ogni volta che al telegiornale danno la notizia del nord Italia vessato dal maltempo mentre al sud, invece, a dicembre, la gente sta ancora lì ad abbronzarsi.

Non credeteci: nel sud Italia, come nel resto del mondo, California a parte, la gente non si riversa tutta in spiaggia a ogni giornata di sole più intenso rispetto alla media stagionale. È un vizio tutto dei Catanesi, quello. Ché siccome non gli par vero di avere il mare in città, a causa della grande muraglia fatta di lava antica e moderno cemento che lo nasconde, devono sempre correre a cercarlo, per essere sicuri che sia sempre lì, a portata di mano, di pausa pranzo, di passeggiata a piedi giù per gli scogli e le scalette di pietra.

Gli accessi segreti al mare a Catania: di questo, ecco, avrei dovuto scrivere, in un articolo pensato per chi legge mentre è in viaggio a Catania.

Non mancheremo l’argomento, a beneficio dei visitatori futuri. Intanto sappiate che nessuno vi guarderà male se per strada chiederete: “Scusi, mi indica il posto più vicino dove stendermi al sole e fare un bagno?”. Rischiate al massimo che il buon passante si offra di accompagnarvi, ma senza offendersi se risponderete di no. La strada ve la indicherà lo stesso, e il bello è che lo troverete davvero, quel posto dove prendere il sole.

Cataniamare
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